Emergono dettagli inquietanti sull’arresto di un tunisino in un carcere di Roma: sembra che il 34enne stesse reclutando aspiranti terroristi nella prigione di Rebibbia e che avesse notevoli capacità di indottrinamento dei compagni
LAZIO-Dopo l’arresto in carcere, avvenuto ieri a Roma, emergono nuovi dettagli inquietanti sul 34enne fermato mentre si trovava nella prigione di Rebibbia per scontare una serie di reati. L’uomo, un tunisino che sembra appartenere all’organizzazione Al-Sharia, avrebbe cercato di reclutare aspiranti terroristi tra le sbarre e di indottrinare i suoi compagni.
Alla luce di questi nuovi fatti la Digos, in collaborazione con l’unità antiterrorismo, ha avviato perquisizioni in tutto il Lazio nei confronti di persone sospettate di appartenere ad organizzazioni terroristiche.
Roma, il tunisino fermato “Una volta libero andrò in Siria a combattere con i fratelli musulmani.”
Una delle frasi che diceva spesso il 34enne ai suoi compagni era “Una volta libero andrò in Siria a combattere con i fratelli musulmani”. Ritenuto una persona violenta e fuori controllo, pare che durante il periodo della prigionia avrebbe gridato anche agli agenti “Vi taglio la testa se non mi accontentate!”
L’indagine nei confronti del tunisino, come riporta l’Ansa, è cominciata subito dopo il fermo perché nella sua abitazione a Roma era stata trovata una bandiera riconducibile all’organizzazione terroristica vicina ad Al Qaeda e numerosi documenti falsi.